Corleone

Le Monete


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Rinvenimenti di monete e circolazione monetaria nel territorio di Corleone


moneta.jpg - 14177,0 K Considerare i rinvenimenti monetali nell'ambito di una realtà complessa quale è quella del territorio di Corleone, così denso di emergenze archeologiche tra loro cronologicamente ravvicinate e topograficamente collegate, significa tracciare le linee dello sviluppo di un processo economico e culturale legato a ritmi e sistemi di produzione che le ricerche archeologiche vanno già cominciando a delineare ed evidenziare, grazie al contributo dato dalle prime testimonianze e documentazioni della cultura materiale.
Nell'ambito di questa produzione di beni a vario livello da parte di una società antica, la moneta si pone infatti come strumento di efficienza del mercato, come fattore tecnico di modernizzazione e come stimolo degli scambi diretti ed indiretti, ossia come fattore di progresso di democrazia.
Nella fattispecie il Corleonese è un vasto territorio di grande portata strategica che comprende un numero consistente di insediamenti antichi che vanno dalla Montagna Vecchia e da Pizzo Nicolosi a Spolentino, S. Elena e Ciccotta, da Zuccarrone a Castro e Corleone stessa, da Strasatto a Muranna e Spina.
Per esigenze storico-territoriali esso si può dividere in due grandi aree archeologiche distinte: quella a monte dell'abitato di Corleone che si sviluppò attorno ai due importanti insediamenti di Montagna Vecchia e di Pizzo Nicolosi e quella a valle del paese, lungo la direttrice Montagna Vecchia-Entella, ai margini del fiume Belice Sinistro.
Oltre che per i suoi particolari caratteri geomorfologici, lo studio di questo territorio, al centro di alterni mutamenti e periodici attardamenti, potrebbe costituire quindi un "terreno sperimentale" per l'approfondimento delle conoscenze delle strutture sociali e delle loro dinamiche in quell'ottica storica della "longue durèe" distinta da quell'altra storia che si è soliti definire "historie èvènementielle".
A prescindere dai rinvenimenti di Spolentino provenienti dalle prime ricerche programmate dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo, e dei quali si aspettano le relazioni di scavo, in questa nota si prendono in esame i materiali provenienti da donazioni, frutto della sensibilità e liberalità di cittadini corleonesi, dal costante lavoro di ricognizione svolto tra il 1990 ed il 1995 da giovani volenterosi locali e dalle attività dei "Campi di ricerca archeologica" sulla Montagna Vecchia nel settembre del 1992 e nel luglio del 1994, ricerche ed attività finalizzate ai lavori di prospezione archeologica del territorio, diretti da Angelo Vintaloro ed Alberto Scuderi.
Le monete recuperate direttamente provengono da rinvenimenti di superficie conseguenti allo slavamento dei terreni a causa delle piogge e dallo scerbamento di aree archeologiche. Riconosciamo che di per sè questo materiale è ancora poco consistente ma che, nello stesso tempo, se considerato alla luce delle testimonianze di studiosi locali e degli appunti originali lasciati dal compianto Giovanni Valenti, un promettente giovane studioso immaturamente e tragicamente scomparso, esso comincia a prendere consistenza permettendoci una serie di puntualizzazioni tali da potere costituire la base ed il punto di partenza per ulteriori sviluppi ed approfondimenti, sia al fine di stabilire le direttrici dei contatti che legarono questo territorio con il resto dell'isola, sia al fine di mettere in evidenza caratteri, modi e tempi della circolazione monetale e della relativa economia in un territorio della Sicilia antica così altamente strategico.
La descrizione degli esemplari, analitica per siti di provenienza, si articola in forma di scheda e riguarda quel materiale finora recuperato ed in deposito a Palazzo Provenzano, sede di quello che per quanto prima costituirà il futuro Antiquarium comunale.
Le schede relative al materiale risultante dalla descrizione che ne danno gli appunti del Valenti e le notizie del Mancuso, per forza di cose sono rimaste lacunose causa l'impossibilità di disporre degli elementi relativi al peso, diametro e rapporto dei coni delle singole monete, dal momento che quanto recuperato da Valenti in saggi di scavo ed in ricognizioni di superficie, insieme con il relativo elenco si trovava a bordo della macchina travolta nell'incidente che costò la vita al giovane studioso.
Malgrado i limiti dovuti sia alla scarsezza dei materiali controllabili, sia all'impossibilità di controllare quanto si è riuscito a recuperare negli elenchi del Valenti e nella monografia del Mancuso, da un confronto globale dei materiali tra di loro viene fuori una documentazione molto interessante che ci riporta ad un numero cospicuo di zecche rappresentate tra le quali sono comprese anche emissioni della parte orientale dell'isola.
Queste presenze evidenziano la centralità di questo territorio caratterizzato da una forte mobilità, oltre che presenze, di cospicui gruppi di mercenari che favorivano la circolazione di merci e monete di varia provenienza.


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